La chiesa in Guinea Bissau

La chiesa in Guinea Bissau

Guinea Bissau, piccolo stato dell’Africa occidentale, ex colonia portoghese. Affacciata sulla costa atlantica appena sotto la fascia dello Sahel

36125 km quadrati ,un’estensione poco meno del Triveneto, un territorio pianeggiante

con una costa caratterizzata da insenature che penetrano per molti km nella terra ferma.

Il clima è tropicale con una stagione delle piogge fra giugno e novembre e la stagione secca, nei restanti mesi.

La popolazione conta oltre un milione di abitanti, i calcoli sono difficili e i censimenti inadeguati, si parla di un milione e duecentomila abitanti in oltre 35 etnie

I più numerosi sono i balanta che contano circa il 25%, della popolazione

ma sono egualmente numerose le etnie mandinga, fula, pepel manjaco.

La Guinea Bissau è una nazione giovane, oltre il 65% della popolazione è al di sotto dei 20 anni di età, la media di durata  della vita non supera i 40 anni

Anche dal punto di vista religioso le statistiche non sono facili, la condivisione di vita con la gente però e la presa di distanza da fattori politici che tendono a gonfiare le cifre da una parte o dall’altra, permettono di orientarsi così:

la prevalenza della popolazione, un buon 55% è legata alle religioni tradizionali dette impropriamente animiste.

E’ una popolazione semplice, pacifica e profondamente religiosa con uno spiccato senso del sacro, che tutto della vita e degli avvenimenti fa risalire alla divinità.

Come mentalità è gente assai vicina al vangelo, di cui fa convinta ed inesistente richiesta.

Un buon 30% della popolazione è legata tradizionalmente all’islam che seguiva nei secoli passati,fino a che viveva nell’antico Regno del Malì,. Qualche preoccupazione viene dall’Islamismo delle popolazioni arabe,  che emigrano qui portando tutti i loro integralismi.

I cattolici si aggirano sul 13% e con l’intensificarsi dello sforzo dell’evangelizzazione

crescono rapidamente sia  nel numero che nella qualità. Altre confessioni cristiane raggiungono insieme poco più che l’1%

La capitale é Bissau, l’unica vera città. Conta già oltre 300.000 abitanti.

Altri centri importanti sono Bafatà, Bolama l’antica capitale, Gabù, Catiò, Bissorà, Buba, Canchungo, Mansoa.

L’economia si basa sull’agricoltura, soprattuto sulla coltivazione del riso che è l’alimento base di tutti i guineani. Pochissimo diffusi i mezzi meccanici, praticamente sconosciuto il traino animale, tutto si svolge con la sola forza delle braccia.

L’agricoltura è quasi solo per l’autoconsumo, dal momento che sono pressochè inesistenti

strutture per il commercio, il trasporto, lo stoccaggio dei prodotti.

Questo comporta enormi problemi soprattuto per la Capitale che deve dipendere essenzialmente dalla produzione esterna. Senza risorse minerarie  e con una industria inesistente: ecco la carta di identità di un paese, un giovane e piccolo paese della grande Africa

E la foto di una povertà che dall’esterno sembrerebbe inconcepibile negli ‘anni 2000

La chiesa cattolica in Guinea Bissau ha un’altra storia:

La creazione della Diocesi avvenuta il 21 marzo del 1977 con la Bolla Apostolica “Rerum catolicarum” ha costituito il culmine di un lungo sforzo di evangelizzazione che veniva già dal secolo XVI , con tappe particolarmente significative.

Nel 1533 veniva eretta la Diocesi di Cabo Verde, nell’Arcipelago che porta lo stesso nome, ad oltre 1000 Km, nell’Atlantico

La terra ferma di Guinea fu inclusa in  questa diocesi di Cabo Verde per più di 300 anni, fino al 1867.

Tale data segna la creazione del Vicariato Generale della Guinea, sempre dipendente da Cabo Verde, ma già con una certa autonomia.

Si dovrà arrivare al 1940 per creare la cosidetta “missione sui juris “indipendente cioè dalla Diocesi di Capo Verde e dal 1955 per restituire la Prefettura Apostolica della Guinea Bissau

Solo 22 anni più tardi, nel  1977 è eretta la Diocese di Bissau che ha come primo vescovo, un francescano italiano, Mons Settimio Arturo Ferrazzetta

Nato a Selva di Progno in provincia di Verona nel 1924, si trova in Guinea dal 1955. E’ il primo francescano della Provincia Veneta ad arrivare tra questa gente, ed il suo compito è soprattutto l’attenzione ai lebbrosi.

Cumura diventa lungo il corso degli anni,  il punto di riferimento nazionale per la cura di tale malattia.

Papa Giovanni Paolo II visita la Guinea Bissau nel gennaio 1990 e dal Lebbrosario di Cumura invia in tutto il mondo il suo messaggio a favore dei malati di hansen

Dal lebbrosario alla guida di una Chiesa locale che nasce, ecco l’ itinerario luminoso del vescovo Ferazzetta

Ma questo traguardo ha radici profonde, dal 1533 quando fu creata la Diocesi di Cabo Verde che includeva anche la terra ferma, chiamata i “fiumi della Guinea”.

Ma è soprattuto dal 1660 quando i francescani portoghesi si stabilirono in Cacheu  e poi in Bissau  che l’attività missionaria ha cominciato ad avere un cammino sufficientemente regolare

Uno stile itinerante con pochi punti di riferimento, irradiatosi poi nel territorio,

l’andare dei frati arrivava molto al di la dell’attuale  Guinea Bissau

giungendo fino alle coste della Sierra Leone e al nord, fino al Senegal.

Gli inizi dell’evangelizzazione in Senegal, in Guinea Conakry in Sierra Leone

devono molto a questi primi francescani che venivano dall’attuale Guinea Bissau

Un manipolo di frati non superavano i 15 come presenza stabile e si spargevano da Cacheu a Farim, a Geba, a Bissau, a Ziguintchor

Soprattuto nel 1800 si affiancarono loro anche dei preti secolari, diocesani, inviati dal Portogallo, alcuni di essi erano nativi di Cabo Verde, altri di Goa, ma qualcuno era nativo anche di Guinea Bissau

Nel 1932 i francescani portoghesi tornano in Guinea Bissau, inaugurando il loro secondo periodo, di presenza missionaria in questa terra.

Con loro arrivano nel 1947 i missionari del Pime e nel 1955 i francescani minori della provincia veneta.

Nel 1933 anche le suore francescane portoghesi sono riapprodate qui essendo già state in Bolama alla fine del secolo scorso.

Così le suore del Santo Nome di Dio nel 1969 Le francescane missionarie del Santo nome di Maria nel 70. Già dal 1940 era stata affidata alla Chiesa la responsabilità delle scuole primarie elementari, quelle che erano chiamate “rurali”

L’attività missionaria passa quindi attraverso le scuole.

Il maestro è anche il catechista della missione e la stessa scuola è utilizzata come locale privilegiato per l’insegnamento della catechesi.

Questa del maestro-catechista era sicuramente una fase migliore di quella precedente al 1940

Ma la catechesi non era ancora sufficientemente autonoma.

Tutto il mondo degli adulti poi, che non frequentava la scuola non veniva raggiunto dall’annuncio.

Dopo l’indipendenza proclamata unilateralmente nel 1973 e riconosciuta ufficialmente l’anno seguente

Le scuole vengono nazionalizzate conseguentemente non si può più continuare la catechesi nella scuola.

Lo stato laico rispetta tutte le religioni, senza favorirne nessuna, per cui l’evangelizzazione diventa autonoma rispetto alla scuola e allarga i suoi orizzonti.

La chiesa di Guinea Bissau dopo l’indipendenza si caratterizza con una maggiore irradiazione all’interno del paese.

Dal 77 con la creazione della Diocesi

si sono aperte nuove missioni, fuori dai centri principali: Bedanda, Tite, Empada, Buba, Caboxangue, Ingoré, Betenta, Bajobe, Caiò.

Sono nomi nuovi per l’attività missionaria soprattutto nel sud, più dimenticato e lasciato da parte

Queste missioni più giovani, come quelle più antiche, si sono diffuse rapidamente e hanno allargato fortemente il loro campo d’azione.

Gli adulti si stanno avvicinando in modo molto più intenso di quanto si poteva pensare.

La diocesi era divisa in 6 settori pastorali che comprendeva un totale di 33 parrocchie delle quali 8 in città

Ma la rapida crescita della periferia della città ha consigliato di bloccare per tempo alcuni spazi preziosi per le future parrocchie.

Nel 2001 è stata eretta una seconda diocesi, scegliendo il settore pastorale dell’est e del sud, con sede a Bafatà.

Un notevole numero di istituzioni religiose è cresciuto all’interno delle due  diocesi.

Gli istituti maschili religiosi  erano 3 nel 74 e così quelli femminili.

Oggi sono 5 quelli maschili e una quindicina quelli femminili.

Non solo, ma in questo periodo c’è stato un notevole sforzo, tra le due diocesi per cercare di raggiungere linee comuni di pastorale.

Data la varietà di istituzioni provenienti da differenti paesi e culture è necessario un impegno considerevole perchè il cammino diocesano sia veramente unitario.

In questo senso nel 1988 si è giunti a stendere le prime linee pastorali comuni, un lavoro ancora agli inizi, ma che continua  a  dare notevoli frutti

Nel 91 con la II° “Assemblea del personale missionario” è stato possibile fissare un obiettivo comune in tempi brevi, scegliendo due priorità

–                    La formazione degli agenti di pastorale laici

–                    la valorizzazione del cammino catecumenale

questo per una più rapida e sicura prospettiva pastorale.

Altro elemento di speranza è l’intensificazione del  cammino vocazionale.

Dopo l’indipendenza c’era solo un seminario minore diocesano. Ora sono due, quello Diocesano e quello Francescano ognuno di questi con 20 / 25 alunni

Nel tempo passato I seminaristi di filosofia e teologia si preparavano in Senegal e prima in Togo per il noviziato e poi in Costa d’Avorio per i frati

Dopo gli anni 2000 il seminario Maggiore a Bissau ospita la formazione completa a tutti coloro che si preparano al sacerdozio, aiutato da docenti in loco e da altri che vengono da altri paesi, alternandosi per i corsi  organizzati dallo studio teologico

Anche le vocazioni femminili sono cresciute. Vari istituti hanno già delle suore guineane consacrate

E quella che era la casa di formazione diocesana, nel 1981 si è trasformata in nucleo centrale della fondazione diocesana delle Suore Evangelizzatrici dello Spirito Santo. Aiutate da una Congregazione Senegalese, sta muovendo i primi passi come congregazione religiosa nascente

Il lavoro di evangelizzazione e di promozione sociale si è incrementato

L’evangelizzazione e la promozione sono due aspetti della stessa realtà. Sono due modi di trasmettere l’annuncio del vangelo con le parole e con l’esempio.

Sanità, alfabetizzazione, educazione, formazione sono in Guinea Bissau  una priorità in senso assoluto

In campo sanitario, la chiesa da sempre si è resa presente, così come, nel campo scolastico.

Oggi su richiesta delle stesse autorità governative sta riprendendo quei posti di servizio che anticamente già aveva incrementato.

Centri ospedalieri come Cumura, Tite, Quinhamel. Centri di salute gestiti da personale religioso, rappresentano una risposta alle esigenze in campo sanitario e un costante e qualificato servizio, sempre attivo.

La situazione sanitaria in Guinea Bissau è determinata da fattori biologici, ambientali e culturali.

Si lotta contro la malaria, in particolar modo, che rappresenta una delle maggiori cause di mortalità.

Ma la Chiesa sta combattendo anche battaglie contro la tubercolosi, malattie respiratorie, la lebbra e anche contro l’aids.

In questo settore la collaborazione con lo stato dura da decenni e la chiesa interviene specialmente con una valenza pedagogica che porta la popolazione a prendere coscienza della propria situazione sanitaria e a essere protagonista del proprio cammino.

One Response to “La chiesa in Guinea Bissau”

  1. baù amerigo ha detto:

    veramente interessante la storia civile e religiosa di questa nazione. incredibile che ancora oggi 2012 la malaria mieta tante vittime.forza coraggio e tanta fede, i frutti del Vostro impegno pastorale prima o poi si vedranno.

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